Da febbraio sono in corso i lavori principali del secondo tubo del San Gottardo. Xavier von Mandach, capo cantiere e responsabile dello scavo principale a Göschenen, spiega il funzionamento e le peculiarità della fresa meccanica.
Un martedì mattina a Göschenen. Xavier von Mandach è seduto nel suo ufficio sopra il portale nord della galleria. Estrae il suo smartphone e segue l’avanzamento dei lavori tramite un’app che fornisce i dati aggiornati sulla fresa meccanica (TBM). «Ieri abbiamo percorso quasi 10 metri», spiega von Mandach. È il responsabile del consorzio secondo tubo (Implenia Schweiz AG e Frutiger AG) per lo scavo principale sul lato nord del San Gottardo.
A pochi metri di distanza, 15 minatori stanno lasciando il cantiere, dove alle ore 6.00 è avvenuto il cambio turno. La nuova squadra si è appena insediata. 12 persone sono sulla fresa meccanica e manovrano i numerosi apparecchi su una macchina lunga circa 110 metri, mentre altri tre minatori sono all’esterno nel punto di installazione e preparano il materiale per il trasporto in monta- gna. Alle ore 21.30 ci sarà il prossimo cambio turno e la terza squadra prenderà in carico la fresa meccanica.
In un giorno la TBM dovrebbe scavare fino a 20 metri di galleria, a seconda delle caratteristiche della roccia. Attualmente sta lavorando attraverso il granito dell’Aare. «È particolarmente duro e abrasivo, per questo motivo riusciamo a fare solo otto-dieci metri al giorno», spiega von Mandach. «La talpa meccanica ha una potenza sufficiente per questo. Le forti vibrazioni richiedono tuttavia una manutenzione particolarmente accurata.» Gli scalpelli a rullo devono essere sostituiti più spesso del solito.
Le due frese meccaniche per lo scavo del secondo tubo del San Gottardo sono state avviate a febbraio 2025. I due modelli sono stati prodotti dalla ditta Herrenknecht di Schwanau, nel sud della Germania, per poi essere smontati in singoli pezzi e trasportati a Göschenen e Airolo con circa 200 viaggi. Entrambe le TBM hanno un diametro di circa 12,3 metri e una lunghezza simile. Ma presentano anche delle differenze: con le sue 2118 tonnellate, la talpa meccanica «Paulina» di Airolo pesa circa 300 tonnellate in più rispetto alla sorella «Alessandra» di Göschenen. Di conseguenza, la fresa di Göschenen è alimentata con una potenza di 7138 CV, mentre quella di Airolo richiede 7613 CV. Xavier von Mandach spiega le differenze: «Dobbiamo scavare diversi strati di roccia, motivo per cui i requisiti delle due talpe sono in parte diversi. Inoltre, le imprese committenti possono adattare numerosi elementi della TBM, tra cui l’allestimento delle postazioni di lavoro.»
Nel complesso, lo scavo effettuato con una fresa meccanica non è più paragonabile al precedente scavo convenzionale con cui fu costruita la prima galleria stradale del San Gottardo negli anni Settanta. «Oggi procediamo molto più rapidamente.» Il suo utilizzo ha richiesto circa 18 mesi dall’ordinazione alla messa in funzione, il cosiddetto «avviamento». «Per questo lo scavo è iniziato più tardi, ma è molto più sicuro degli esplosivi.»
Da febbraio la fresa meccanica sta avanzando gradualmente nella montagna. Per ogni ciclo di avanzamento scava due metri di galleria, mentre nello stesso tempo un veicolo speciale consegna i sei conci prefabbricati per la messa in sicurezza della galleria. Dopo che la testa della perforatrice è avanzata di due metri, i cilindri idraulici vengono retratti e il segmento di galleria appena scavato viene consolidato con un concio a sezione circolare. Von Mandach spiega: «I singoli elementi in calcestruzzo vengono posizionati con una piastra sottovuoto, quindi la piccola cavità tra il lato esterno dei conci e la montagna viene riempita con malta e ghiaia.» Una volta messa in sicurezza la galleria, i cilindri idraulici vengono pressati sui nuovi conci prefabbricati e inizia il ciclo di scavo successivo. Parallelamente all’avanzamento della fresa, la roccia scavata viene portata fuori dalla galleria tramite nastri trasportatori e integrata nel circuito logistico e di gestione dei materiali.
I 12 minatori e minatrici per turno che lavorano sulla perforatrice sono distribuiti su tutta la sua lunghezza. Nella parte anteriore della macchina si controlla lo scavo e si posizionano i conci prefabbricati, mentre nella parte posteriore si provvede a fornire i conci prefabbricati e a prolungare i nastri trasportatori e i cavi. «In tutto il cantiere vigono i massimi standard in termini di sicurezza e movimentazione», spiega von Mandach. Le postazioni di lavoro sulla macchina sono quindi allestite in modo ottimale. «Ad esempio, è importante che il nastro trasportatore e i vari tubi possano essere montati facilmente e che l’iniezione di ghiaia perlata disponga di uno spazio adeguato.» Inoltre, i nastri trasportatori devono essere puliti quotidianamente.
Mentre le due frese meccaniche si trovano ancora in prossimità dei portali della galleria, a pochi chilometri di distanza, all’interno della montagna si stanno già scavando le due zone di disturbo in modo convenzionale con escavatori ed esplosivi. «Nella primavera del 2026 dovremmo raggiungere, con la fresa meccanica, la zona di disturbo Mesozoica a nord, che a quel punto sarà già stata scavata.» Poi la fresa passerà attraverso questo tratto di circa 300 metri. «Anche questo tratto sarà impegnativo, per cui il passaggio attraverso la zona di disturbo dovrebbe richiedere circa due o tre mesi», stima Xavier von Mandach. Tornato nell’ufficio di Xavier, si mostra soddisfatto: «Il primo bilancio è positivo, la fresa funziona come previsto e siamo nei tempi stabiliti.» Tuttavia, la strada verso la conclusione nel 2027 è lunga: la fresa ha davanti a sé quasi sei chilometri sul lato nord del massiccio del San Gottardo.